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sabato 26 agosto 2023

Un libro d’inchiesta che fa luce sulle scuole residenziali indiane e sulle scuse di Papa Francesco

“Le Scuole Residenziali Indiane. Le tombe senza nome e le scuse di Papa Francesco”, di Raffaella Milandri, a cura della Mauna Kea Edizioni, è un libro d'inchiesta che fa luce sugli eventi che hanno scosso il Canada e la Chiesa Cattolica tra il 2021 e il 2022. Qual è il significato e quali le conseguenze dei fatti avvenuti in Canada? Alla fine di maggio del 2021 una ondata mediatica, presto propagatasi a livello mondiale, annunciava i ritrovamenti di tombe senza nome di studenti nativi di scuole residenziali indiane in Canada. Erano così messi sotto accusa il sistema dei collegi indiani del Nord America, le Chiese che hanno gestito tali scuole, in particolare quella cattolica, e il Governo canadese. L’opera, la prima ad affrontare in modo meticoloso e rigoroso la questione, analizza le origini del sistema educativo di assimilazione e cristianizzazione rivolto ai Nativi, i tragici report governativi e le testimonianze che ne hanno denunciato i metodi. Infine, racconta le pressioni sul Papa perché si “scusasse” con i Nativi a nome della Chiesa cattolica per gli abusi e le violenze perpetrati in tali scuole. Tra fine marzo e fine luglio 2022 Papa Francesco, prima ricevendo una delegazione indigena canadese in Vaticano, e poi recandosi di persona in viaggio penitenziale sul suolo canadese, ha incontrato le comunità delle First Nations, dei Métis e degli Inuit ed ha affrontato molte critiche, ma ha raccolto anche consensi. Alla fine del suo viaggio, ha affermato che il trattamento riservato ai Nativi è stato un “genocidio”. Le parole del Papa e le sue scuse, analizzate e soppesate dai media e dal mondo accademico, hanno sicuramente fatto puntare i riflettori sui gravosi problemi dei diritti umani dei Popoli Indigeni e sulle responsabilità del colonialismo. Dice la Milandri, giornalista e antropologa: “La ricostruzione storica degli antefatti è stata semplice. Ma come si siano mossi i media, i governi canadese e statunitense e la Chiesa cattolica, invece, ha richiesto una verifica scrupolosa delle fonti mediatiche e accademiche. Verifica che ha portato a delle scoperte inaspettate, sia sulla situazione delle tombe senza nome in Canada sia sulle pressioni esercitate su Papa Francesco. Non ultima, la evidenza del ruolo avuto dai media”. Poco prima di andare in stampa, a fine marzo 2023, l’annuncio del ripudio della “Dottrina della scoperta” da parte della Chiesa cattolica, tema dibattuto sul testo, che vanta una ricchissima bibliografia. Chiediamo alla Milandri cosa pensa del ruolo di Papa Francesco nella vicenda. Afferma: "Si è dimostrato di parola, pur con la responsabilità enorme del suo ruolo e i limiti che ne derivano". Scrittrice e giornalista, Raffaella Milandri, attivista per i diritti dei Popoli Indigeni, è esperta studiosa dei Nativi Americani e laureata in Antropologia. È membro onorario della Four Winds Cherokee Tribe in Louisiana e della tribù Crow in Montana. Ha pubblicato oltre dieci libri, tutti sui Nativi Americani e sui Popoli Indigeni, con particolare attenzione ai diritti umani, in un contesto sia storico che contemporaneo. Si occupa della divulgazione della cultura e letteratura nativa americana in Italia e attualmente si sta dedicando alla cura e traduzione di opere di autori nativi. Tra le sue opere ricordiamo “Nativi Americani. Guida alle Tribù e alle Riserve Indiane degli Stati Uniti” (Mauna Kea, 2021), una opera completa e aggiornata sul mondo delle tribù indiane oggi.

martedì 11 settembre 2018

La scrittrice dei Popoli Indigeni

Foto di Raffaella Milandri al Wacipi della Rosebud Sioux Tribe



Ha al suo attivo cinque libri, l’ultimo uscito a luglio 2018, dove Raffaella Milandri promuove la cultura, l’identità e i diritti umani dei Popoli Indigeni. Libri dove raccoglie testimonianze, spesso drammatiche, che esponenti dei Popoli Indigeni, dagli Inuit ai Pigmei, dai Nativi Americani agli Adivasi, le hanno affidato con fiducia perchè le loro voci fossero ascoltate. Viaggiando in solitaria, spesso in fuoristrada, fino ad angoli remoti del nostro Pianeta, la Milandri ha raccolto filmati, interviste, foto e appelli di questi Popoli che vivono ai margini del “Progresso”, i cui microcosmi sociali e culturali rappresentano invece esempi preziosi di convivenza pacifica ed ecosostenibile. Tali ricerche ed indagini alle volte hanno portato la “scrittrice dei Popoli Indigeni” a rischiare la vita, perchè i territori di queste antiche comunità, non tutelati volontariamente da leggi e diritti di proprietà, sono ricchi, ricchissimi di risorse: diamanti, legname, bauxite, petrolio, e così via. E chi approfitta di queste risorse, spesso con la violenza, non si fa certo scrupolo di una donna sola, straniera, pur di proteggere l’accesso a enormi quantità di denaro, che spesso fluiscono verso la “madre Europa”, terra dove il colonialismo ha avuto origine. Perciò, non c’è da stupirsi che i suoi libri siano seguitissimi da una nutrita schiera di appassionati, ma ignorati spesso dai media. Raffaella Milandri non si dedica solo alla scrittura di libri, ma anche a conferenze sui diritti umani dove mostra filmati dove gli esponenti di vari popoli confessano i soprusi subiti. “Mi hanno chiesto diverse volte di mostrare i miei filmati in tv, ma mi sono sempre rifiutata. L’unica condizione poteva essere che avessero i volti oscurati, per proteggerli da eventuali –e probabili- ritorsioni. Molto spesso esistono tacite connivenze tra governi, multinazionali e ONG stesse, e a nessuno di essi fa gioco che si pubblicizzino trattamenti incuranti dei diritti umani. Ho dovuto ascoltare racconti di torture, di violenze, con la grande responsabilità di divulgarli ma proteggendo i testimoni. Per il resto, quando si parla di Popoli Indigeni, troppo spesso se ne parla solo mettendo in risalto le loro usanze “diverse”, abitudini alimentari che molti definirebbero “stravaganti”, costumi pittoreschi, danze folkloristiche e così via. I tempi del Wild West Show di Buffalo Bill non sono ancora finiti. E’ una vergogna importare gruppi di Pigmei per farli esibire e poi rispedirli a casa dove non sono nemmeno considerati uomini. E’ una vergogna che i Nativi Americani siano stati importati in Europa nell’Ottocento per mostrarli come fenomeni da baraccone, e che in molti casi questa tradizione continui, senza mai parlare della realtà nelle riserve indiane, che rimane sconosciuta ai più”. Il suo ultimo libro, “Liberi di non comprare” è incentrato sulla decadenza della civiltà del consumismo con tutte le sue piaghe;  dice il Prof. Barbagallo, che ha dedicato un contributo all’interno del libro: “ribalta i luoghi comuni sui rapporti tra paesi avanzati e Popoli Indigeni”.
Raffaella Milandri con due partecipanti al contest di danza della Crow Fair 2018

lunedì 11 giugno 2018

Appello per i Popoli Indigeni di Raffaella Milandri




Sono viaggiatrice solitaria, scrittrice e fotografa umanitaria . E sono attivista per i diritti umani dei popoli indigeni. Sono un cane sciolto, non mi sono legata a istituzioni, partiti o ONG. Ho deciso di usare le mie foto e i miei libri come strumento di comunicazione per denunciare le violazioni dei diritti umani e sensibilizzare l'opinione pubblica ai problemi dei popoli indigeni. Sento una grande urgenza nel mio viaggiare e raccogliere foto e testimonianze da diffondere, perchè oggi l'informazione può fare la differenza e salvare delle vite. Nel caso dei popoli indigeni, l'informazione può salvarli dall'estinzione e dal genocidio causati dallo sfruttamento senza scrupoli delle loro terre. Oggi la diversità etnica e culturale deve essere vista come un Patrimonio da difendere. Un Patrimonio straordinario di tutti noi che deve essere mantenuto e trasmesso alle nostre generazioni future. Pigmei, boscimani, indiani d'America, aborigeni, indios e mille tribù sono nostri fratelli che hanno nei secoli scelto una vita diversa dalla nostra: a contatto con la Natura, in sintonia con la flora e la fauna, al ritmo della Madre Terra. Supremi guardiani di ecosistemi. La nostra civiltà occidentale sta cercando di spezzare le ultime resistenze e per la sua avidità di risorse naturali sta mettendo a rischio di estinzione questi Popoli, che ogni giorno svolgono una battaglia silenziosa per la sopravvivenza: una battaglia pacifica di popoli che in molti casi non hanno accesso ai comuni mezzi di comunicazione, che non possono "twittare" o scrivere su Facebook. I popoli indigeni nuotano affannosamente, per non affogare nell'abisso dell'estinzione; ma i media troppo spesso li ignorano. O danno spazio solo ad esibizioni che ricordano il vecchio, tristissimo Wild West Show, dove i Nativi Americani si esibivano in qualità di selvaggi e di “diversi” senza dare davvero spazio alla loro cultura e dignità. Ho visitato remoti villaggi in Africa, Asia, America e Oceania. Sono stata sempre accolta come sorella anche nei villaggi più remoti, e mi hanno affidato testimonianze importanti, appelli vitali per la sopravvivenza. Mi sento responsabile di verità che non vanno taciute. E poiché il “Progresso” avanza a passi da gigante, soprattutto in senso negativo, non ho molto tempo. Chiedo aiuto per i diritti umani e per la salvezza degli Ultimi Uomini Liberi.

Non vogliamo che questi popoli diventino un giorno solo protagonisti di una favola per bambini:
"C'era una volta il Popolo dei Pigmei, nella foresta..." oppure "C'era una volta il Popolo dei Tibetani, sull'Himalaya...". Sarebbe una favola reale e crudele: popoli uccisi da altri uomini in nome
del Dio Denaro.
Il patrimonio culturale, gli usi e le tradizioni, la religione, la lingua di questi popoli sono Patrimonio dell'Umanità e di tutti noi. I Popoli Indigeni sono in pericolo e a serio rischio di estinzione : a causa dello sfruttamento delle loro terre ancestrali e risorse , senza alcuna morale o scrupolo, i loro diritti umani sono stati violati continuamente, nei secoli passati e ai giorni nostri. Inoltre , sono vittime di un turismo dissennato e irresponsabile che li sfrutta senza dare nulla in cambio, tranne la violazione del diritto di essere rispettati nella loro terra madre.
La pace e la salvaguardia del nostro Pianeta possono essere assicurati solo attraverso il riconoscimento universale di tutti i diritti umani e dell’autodeterminazione di ogni Popolo e razza. Riconoscere i loro diritti costituisce un doveroso e giusto atto di solidarietà verso i diritti fondamentali di questi Popoli, e porterà ai popoli indigeni una visibilità concreta e immediata, sensibilizzando l' opinione pubblica mondiale ai loro seri problemi , oltre a sensibilizzare i Paesi dove vivono i Popoli Indigeni.
Ritengo che si debba prendere spunto, a livello europeo, per :
  1. La applicazione di un monitoraggio dell’impatto commerciale, sociale, culturale e ambientale delle aziende europee che operano nelle aree abitate da popoli indigeni( e cito ad esempio la interrogazione parlamentare del 21 giugno 2011 Colombia-UE
  1. Un monitoraggio dell’impatto turistico causato da flussi europei nelle zone abitate da popoli indigeni, talvolta estremamente dannoso a livello culturale senza peraltro portare benefici economici alle popolazioni bensì solo agli operatori turistici che sfruttano il folklore locale senza scrupoli
  2. Un monitoraggio delle manifestazioni ed eventi organizzati in Europa dove si richiedano interventi ed esibizioni di popoli indigeni in condizioni di povertà. Essi vengono spesso sfruttati senza percepire ricompense adeguate, violentati culturalmente per poi tornare alla loro miseria. In questo senso andrebbero anche sensibilizzate le ambasciate europee in loco (Camerun, Botswana, e America del Sud in particolare) per evitare un traffico di “danzatori “ e “suonatori” che, come dicevo, ricordano il Wild West Show dell’Ottocento.

Il mio nome boscimane è Nxuwa



Sono molto fiera di essere membro adottivo della famiglia Black Eagle dei Crow, tribù di nativi americani del Montana. E sono fiera del mio nome in lingua originale, Baa Kuuxsheesh, che ha segnato una nuova tappa della mia vita e che significa “Aiuta gli altri”. Molti già lo sanno, ma vorrei ricordarlo e dirlo sempre ad alta voce. La fratellanza è sacra. Ora posso annunciare la mia adozione presso un altro popolo indigeno: quello dei Boscimani del Kalahari, e nello specifico della tribù San Naro. Il mio nome è Nxuwa. E’ un nome che deriva da una pianta, esattamente un tubero, che il popolo boscimane porta con sè nel deserto per combattere la sete, la fame e la stanchezza. Una pianta davvero preziosa.
La storia dei Boscimani è lunga e difficile e, come in tanti casi, sono le risorse delle terre ancestrali hanno scatenato l’avidità dell’Uomo Bianco e determinato la perdita dei loro diritti. Per un popolo indigeno, la perdita del proprio diritto alla terra porta con sé la perdita delle tradizioni, della cultura, della identità, e determina spesso l’inizio della parabola di discesa verso l’estinzione. Ne sanno qualcosa proprio i miei fratelli Nativi Americani. A volte è il petrolio, a volte il legname delle foreste, a volte l’oro, la bauxite; nel caso dei fratelli boscimani a  scatenare la cupidigia degli europei sono stati i diamanti.  Il popolo San è stato allontanato dalle proprie terre, messo in campi di “reinsediamento”, gli è stato proibito di tornare nel deserto del Kalahari. Che, per quanto arido e non accogliente, per i Boscimani è “casa”. Ora, questa mia adozione presso i Boscimani non è solo un fiore all’occhiello per chi come me protegge e rispetta i popoli indigeni: è una responsabilità. La responsabilità di divulgare i loro problemi, di essere all’altezza della fratellanza, di fare del mio meglio per aiutare.  Ma poi, essere una attivista per i diritti umani dei popoli indigeni per me non significa solo lottare per le minoranze etniche e per i popoli in via di estinzione: per me significa lottare a favore di chiunque venga discriminato perché debole e diverso. E oggi, in questa situazione, ci siamo un po’ tutti. Davanti allo strapotere delle multinazionali, del consumismo, della globalizzazione, siamo tutti Davide contro Golia.

“La libertà di essere diversi”: mostra fotografica della Milandri per i diritti umani


Quattro continenti nella mostra fotografica di Raffaella Milandri, “La libertà di essere diversi”, che si è tenuta a San Benedetto del Tronto. La mostra, targata Onu Italia-Unric, è stata parte della prima edizione di HOMO, Festival dei Diritti, delle Culture e dei Popoli, della Omnibus Omnes Onlus. Sono 22 le foto, decisamente suggestive e sorprendenti,  con i volti di popoli indigeni di Asia, Africa, America e Oceania; dice Raffaella Milandri, scrittrice, giornalista e fotografa, che è stata accolta in tribù nei più remoti angoli del globo: “Ho scelto volutamente volti di popoli molto diversi, che guardano l’obiettivo con espressione seria. La loro espressione contrariata serve ad esprimere la richiesta di rispetto e giustizia per le loro tradizioni e le loro identità, che la globalizzazione tende a cancellare. Ed è un appello ai diritti umani e non solo alla salvaguardia di questi popoli meravigliosi, ma anche della identità di tutti noi”. Lo scopo principale del festival è ampliare la conoscenza e la coscienza sociale sulle diverse culture e sulle violazioni dei diritti umani. Il significato profondo di questa manifestazione è che non esiste un NOI e un LORO in fatto di diritti umani: ciò che succede a un popolo, prima o poi rischia di succedere a un altro.  Il XXI° secolo ci sta traghettando verso grandi incognite in termini di diritti umani. Molte delle foto esposte nella mostra sono inedite, e rappresentano primi piani che vanno dai Nativi Americani a Tibetani, a membri di tribù sperdute della Papua Nuova Guinea. L’iniziativa è dedicata ai Boscimani del Kalahari, un popolo che alla fine degli anni ‘90, a fronte della scoperta di diamanti e altre risorse del sottosuolo sulle proprie terre, è stato deportato e discriminato, e che rischia la estinzione. La Omnibus Omnes, lancia una campagna di raccolta fondi e un appello per pc e tablets usati per le scuole dei giovani Boscimani, che cercano di ottenere attraverso tecnologia e educazione scolastica un passaporto per la autonomia e la propria autodeterminazione di popolo.

mercoledì 16 agosto 2017

Booktrailer del libro In Alaska di Raffaella Milandri

Raffaella Milandri in Alaska



Ecco qui sotto il  booktrailer del libro In Alaska. Il Paese degli Uomini Liberi di Raffaella Milandri (Ponte Sisto 2017) curato da Marina Leoni e della Onlus On Air specializzata in produzioni videoradiofoniche. Le distanze sconfinate, la solitudine, il silenzio. E poi il ghiaccio, il Mare Artico, il terrore di incontrare un orso. Ma, soprattutto, il popolo Inuit, isolato nell’estremo nord dell’Occidente, che resiste dall’attacco del consumismo, della devastazione ambientale, dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, della idolatria della ricchezza materiale.
Questo e altro c’è nel libro “In Alaska. Il Paese degli uomini liberi” (edizioni Ponte Sisto, 144 pagine) di Raffaella Milandri. “In Alaska”, che sta avendo un ottimo successo di pubblico e di critica, è il quarto libro della Milandri e ha un filo comune coi precedenti: la narrazione di un avventuroso viaggio in solitaria, la storia di un popolo indigeno da salvare, in questo caso gli “eschimesi” Inupiaq, e il racconto dell’ incredibile abisso che separa ormai l’uomo “globalizzato” dalla natura e dalla essenza stessa dell’essere umano.
E’ un libro più intimista dei precedenti della Milandri, che racconta l’avventura di chi vive in un contesto “moderno” dove non si è abituati a usare i cinque sensi per sopravvivere. E’ un viaggio “into the wild”, nel pericolo della natura, ma anche dentro se stessi. Scrive di lei il giornalista Di Ciomma: “Una Jack London tutta al femminile, una donna semplice, che possiede ottime capacità narrative e che riesce a coinvolgere il lettore stupendolo ma soprattutto emozionandolo”.

domenica 14 agosto 2016

Nuovi libri in arrivo!

Oggi inizio ufficialmente a scrivere il mio quarto libro, complice il silenzio di questi giorni di agosto.
Sarà un libro diverso dai precedenti! Uscita prevista a novembre.
Poi, inizio il quinto che secondo le previsioni dell'editore uscirà a maggio 2017, nuovo libro di viaggi, avventure e popoli indigeni. Ecco le copertine dei primi tre libri, per chi non li conoscesse

Io e i Pigmei di Raffaella Milandri
In India di Raffaella Milandri
     

La mia Tribù di Raffaella Milandri

domenica 16 giugno 2013

Il nuovo libro della "sorella adottiva" di Obama: La mia Tribù

Raffaella Milandri durante la sua adozione

Uscito solo dopo un anno e mezzo da "Io e i Pigmei", "La mia Tribù: storie autentiche di Indiani d'America" (edito da Polaris, maggio 2013.) di Raffaella Milandri
è stato presentato in anteprima al Salone Internazionale del Libro di Torino.
Ricco di bellissime immagini e di incredibili storie.
"Il sentimento dominante nel libro è il senso di colpa per il peccato di essere bianchi" dice l'autrice.
E' il racconto di due viaggi, uno nel passato e uno nel presente. Il viaggio nel passato, attraverso gli archivi
del BIA (Bureau of Indian Affairs ) e della tribù Crow, è la storia della cospirazione del Governo degli Stati Uniti
contro gli Indiani, nei due ultimi secoli. Dal Dawes Act, alla Legge dei Quarti di Sangue, alla sterilizzazione
forzata delle donne Native Americane negli anni '70, raccontata da testimoni viventi. Le lettere degli agenti indiani bianchi
che gestirono la riserva Crow rivelano la loro corruzione, il loro razzismo e le loro opinioni sul "problema indiano".
Il viaggio nel presente è quello dell'autrice: attraverso cerimonie, rituali e amicizie profonde, Raffaella Milandri viene adottata nella stessa famiglia Crow
dove il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama fu adottato nel 2008. Ha modo di scoprire i grandi problemi di oggi nelle riserve indiane:
suicidi, alcolismo, disoccupazione ma anche "perchè nelle riserve non ci sono banche nè Mac Donalds".
Il libro raccoglie anche leggende, tradizioni e folklore dei Nativi Americani.   


L'autrice
Viaggiatrice solitaria, fotografa e scrittrice, attivista per i diritti umani dei popoli indigeni,  Raffaella Milandri
usa le sue foto , libri e filmati  come mezzo di denuncia di ingiustizie e violazioni dei diritti umani.
Come attivista per i diritti umani dei popoli indigeni, porta avanti campagne e petizioni in favore di boscimani, pigmei
e altri popoli vittime di ingiustizie e a rischio di estinzione  ,
divulgando scottanti inchieste . Attualmente sta portando avanti una petizione per la Giornata Mondiale dei Popoli Indigeni.
Si impegna anche in campagne informative sul turismo responsabile nei Paesi in via di sviluppo.   


Fotografa e scrittrice (Io e i pigmei, editore Polaris, uscito a novembre 2011 e La mia tribù, in uscita a maggio 2013)
è stata spesso ospite televisiva e radiofonica (di Maurizio Costanzo, Licia Colò etc) e ha ricevuto anche premi in  riconoscimento del suo impegno umanitario.
Numerosi gli articoli sui suoi viaggi, su quotidiani e riviste .
I suoi viaggi in diretta su Facebook sono un evento mediatico molto seguito.
Per agosto 2013, nuovo viaggio in solitaria per la viaggiatrice solitaria nella remota Papua Nuova Guinea,
dove è appena stata istituita la pena di morte per omicidi, stupri e rapine nonchè roghi per stregoneria.

Le chiediamo il perchè del suo smisurato amore per i Popoli indigeni.
"Tutto è iniziato quando ero bambina e leggevo i fumetti di Tex Willer,  dalla parte degli Indiani.
Tra l'altro ho avuto la fortuna di avere una amicizia proprio con il compianto editore di Tex, Zagor, Mister No: Sergio Bonelli,
da cui ho appreso lo spirito per l'avventura, ma anche il senso di responsabilità di essere cittadina del mondo e la volontà di lottare
contro le ingiustizie. I miei contatti con queste popolazioni ai confini del mondo mi hanno arricchito tantissimo,  loro sì che hanno lo spirito
e le caratteristiche dell'Uomo, e hanno una nobiltà che ancora il denaro e l'avidità occidentale non sono riusciti ad intaccare.
Gli Italiani di un tempo, come potevano essere i miei nonni e bisnonni, semplici, onesti e limpidi, rispecchiano tantissimo
l'animo puro dei popoli indigeni. Vanno protetti e salvati, come ultimo patrimonio dell'Umanità." 

domenica 29 luglio 2012

Miniguida alle riserve indiane di Raffaella Milandri



Sono Raffaella Milandri,  viaggiatrice in solitaria e fotografa,  e sento doveroso raccogliere alcuni consigli che sono orientati più al viaggiatore che al turista, a colui o colei che intende il viaggio come esperienza di vita e full immersion in una realtà molto diversa dalla nostra.
Una riserva indiana , pur se incastonata negli Stati Uniti, è un paese a sé stante, con tradizioni e cultura diverse,  sopravvissute miracolosamente a uno sterminio premeditato e prolungato dall'uomo bianco per la conquista della grande America.            Se in passato la riserva indiana era una sorta di “campo di deportazione” , di “rieducazione” e di isolamento per i nativi americani, oggi assume sempre più la fisionomia  di un rifugio e di una protezione dalla globalizzazione . La perdita della propria identità è la paura maggiore dei nativi americani: dopo che nei secoli passati , pur lottando, sono stati forzati a cambiare nomi, lingua, e religione, la strenua resistenza in molte riserve è stata infine fiaccata da una pingue e irresistibile occidentalizzazione. Pur avendo conquistato molti diritti, i nativi americani ancora lottano contro razzismo e pregiudizi, e le riserve sono piagate da disoccupazione, alcolismo e suicidi.  Le riserve indiane negli Stati Uniti sono diverse centinaia, e ve ne sono soprattutto all'ovest e al nord.
foto di Raffaella Milandri

L'appello a chi visita le riserve indiane negli States è il seguente: rispettate la cultura, l'identità, le tradizioni, soprattutto siate discreti e corretti. Nella riserva Hopi ad esempio, viene chiesto di non fare foto : adeguatevi e siatene fieri. Aiutate gli indiani d'America acquistando da loro monili e manufatti, sostenete le riserve premurandovi di spendere i vostri soldi presso attività gestite dai membri della tribù. Dentro e fuori dalle riserve brulicano molti  negozi di souvenir e manufatti dei nativi gestiti da bianchi.  Che, da testimonianze da me raccolte,  acquistano dalle tribù per due soldi e rivendono a prezzi esosi. Presso i Visitor Center di ogni Stato o Contea, prendete informazioni adeguate e, se non bastano, chiedete  al Visitor Center della riserva o ai membri della tribù dove acquistare direttamente per aiutare la comunità.
Raffaella Milandri incontra un Consiglio tribale  

Ecco la mia miniguida divisa per argomenti:
DOVE ANDARE E COME SPOSTARSI  
DOVE DORMIRE
DOVE E COSA MANGIARE
ABBIGLIAMENTO
VACCINI E MEDICINE
SOLDI
GUIDE
FOTO
LINGUA
CLIMA
TELEFONO E INTERNET
DONNE SOLE

DOVE ANDARE E COME SPOSTARSI
In quasi tutti gli Stati americani ci sono riserve indiane, basta informarsi.
Consiglio questo  link http://www.nps.gov/nagpra/DOCUMENTS/ResMap.htm
ad una mappa del sito del National Park Service.  Durante tutto l'anno vi sono “pow wow” , feste delle tribù in costume: bellissimi eventi a cui assistere. Qui il link al sito dove si può consultare il calendario    http://www.powwows.com  . La scelta della tribù  è poi una decisione individuale, in base a gusti e cultura personale. Da visitare sempre con estremo rispetto e discrezione.
Per spostarsi in libertà, è assolutamente necessario noleggiare una vettura: negli Stati Uniti i costi sono limitati e viaggiare in macchina permette di scegliere cambi di programma e di itinerario sulla base di informazioni raccolte sul posto.

DOVE DORMIRE: non in tutte le riserve ci sono alberghi o bed & breakfast. In ogni caso, le varie catene di Motel 6, Super 8 etc etc hanno camere pulite ad economiche , il check in è permesso ad ogni ora e sono molto diffusi sul territorio.

DOVE E COSA MANGIARE:   ovunque e qualsiasi cosa. Dalle grandi catene di fast food al cibo comprato al supermercato, è facile mantenere un budget di spesa ridotto. Ma se capitate in Texas aprite il portafogli e non perdetevi un megagalattico filetto di carne alla brace (i più grandi e succulenti del mondo!) . In Louisiana gustate le delicatezze cajun. La cucina messicana, cinese, tailandese sono diffuse dovunque. E' invece talvolta difficile assaggiare la cucina tipica e originale  di una tribù: sono perlopiù piatti preparati  in occasioni speciali, a base di zuppe , carne e vegetali.

ABBIGLIAMENTO: assolutamente pratico,  signorine per favore niente tacchi alti e minigonne . L'America è il paese del non-conformismo (tranne a Miami, Malibu e nelle grandi città) e vestire con jeans e maglietta vi farà sentire più in sintonia con tutti. Io sono stata ricevuta anche in uffici di Governatori vestita in modo semplice e giuro non ne ho perso di credibilità. Nelle riserve è consigliato quindi abbigliamento sportivo e poco appariscente.

VACCINI E MEDICINE: è fondamentale una buona assicurazione sanitaria. Gli Stati Uniti sono tristemente famosi per conti di medici e ospedali veramente salati. Non serve nessun vaccino, ma una buona farmacia da viaggio (antibiotico, antipiretico, antidiarroico, sali minerali, etc) è fortemente raccomandata. In ogni riserva c'è sempre un ospedale.

SOLDI :  carta di credito indispensabile (anche per noleggiare l'auto) , il bancomat (ATM) può essere utile ma non funziona dappertutto per banche internazionali. Portare sempre una buona scorta di dollari cash (contanti)  adeguatamente  riposta e suddivisa tra tasche, zaino etc . Soprattutto per acquistare manufatti direttamente da membri della tribù può essere utile il cash.

GUIDE:  nelle riserve indiane avere una guida del posto è una esperienza unica e preziosa. Assaporate la spiritualità di queste antiche tribù attraverso i loro discendenti , che vi possono raccontare storie mai scritte e portare in luoghi fuori dalla massa.
foto di Raffaella Milandri

FOTO: Chiedete SEMPRE il permesso prima di fare una foto , e rispettate la dignità delle persone.  
Moltissimi turisti fanno foto nelle riserve indiane e poi le pubblicano su internet o addirittura le vendono senza scrupoli. Ma siamo nel 2012, internet è dappertutto e un domani qualcuno potrebbe rivendicare i diritti sulle vostre foto.

LINGUA: L’inglese è indispensabile per muoversi al di fuori di tour organizzati e per avere un rapporto diretto con i nativi americani. In molte riserve esistono scuole dove viene insegnata la lingua nativa , prima che venga dispersa e perduta per sempre. Ma tutti parlano inglese.

CLIMA: Informatevi bene prima di scegliere il periodo del viaggio e la zona da visitare.  

TELEFONO E INTERNET: Se la permanenza è lunga, conviene fare un contratto con un operatore locale , oppure munitevi di carte internazionali prepagate (acquistabili in  molte stazioni di servizio ). Internet è ovunque, rete wireless  in alberghi  e internet point per ogni cittadina.

DONNE SOLE: sia nella riserva Navajo, che  in centro a Milano, una donna sola deve mantenere alto il buonsenso. Tutto il mondo è paese: non accettate bevande alcoliche o sostanze di dubbia provenienza e dai possibili effetti indesiderati.

Nota: è in preparazione il mio nuovo libro , sulla tribù dei Crow, in Montana. In uscita a primavera 2013.
 

domenica 24 giugno 2012

Le grandi sfide di una donna in solitaria

Cosa vuol dire affrontare una impresa? Cosa comporta fare un viaggio avventuroso?
Prima di tutto, per me vuol dire intraprendere un percorso fatto di incognite e di rischi. E cercare di superare i miei limiti, usando e affinando quei sensi che la cultura occidentale assopisce nella culla di quotidiane certezze. I motivi che mi spingono a scegliere il DOVE, sono spesso originati dalla volontà di incontrare un popolo indigeno in difficoltà, e spesso i popoli indigeni vivono negli ultimi, remoti paradisi terrestri.
Deserto del Kalahari
Ben pochi possono dire di aver provato l'inebriante sensazione di attraversare da soli il deserto del Kalahari,  in Botswana, su un fuoristrada carico di viveri, come ho fatto io. O il Makgadikadi Pans, sempre in Botswana, pericolosissimo e infido, un pantano grande come il Portogallo. Una enorme carica di adrenalina, per poter visitare l'ultimo villaggio  dei Boscimani nel Kalahari, popolo in agonia e deportato a causa dei ricchi giacimenti di diamanti scoperti nel deserto.
Un territorio meraviglioso, dove una fauna strepitosa 

Makgadikadi Pans

vive sotto le Leggi di Madre Natura. Zebre, elefanti, giraffe, antilopi, leoni e tanto altro ancora. Ho anche avuto un incontro ravvicinato con un leone, nel Deserto del Kalahari. Anche se lui -un maschio imperioso dalla folta criniera- ha visto e osservato me molto prima che io vedessi lui. 
Il percorso totale che mi ha portato da Johannesburg in Sudafrica al Kalahari in Botswana, e poi attraverso la striscia del Caprivi in Namibia indietro fino a Johannesburg, è di circa 6000 km. Con sosta forzata per guasti tecnici a Katima Mulilo.



In Alaska ho affrontato la Dalton Highway, una strada famosa per essere una vera e propria sfida per i più temerari. Questo percorso l'ho scelto per il puro  
Circolo Polare Artico, sulla Dalton Highway
Certificato di arrivo a Prudhoe Bay
piacere di avventura. Mi ha portato, dopo 10.000 km in lungo e in largo tra Alaska e Yukon, oltre il Circolo Polare Artico, a Prudhoe Bay. Percorso noto oggi grazie alla trasmissione "Gli eroi dei ghiacci" su Sky. La Dalton Highway si snoda su 700 km di fuoristrada che costeggiano la Transalaska Pipeline, uno dei più grandi oleodotti del mondo. Caribù, orsi, buoi muschiati e lupi popolano la tundra, lungo la strada solo un paesino di 13 abitanti. A Prudhoe Bay, nessun servizio sanitario, alcool proibito, pochissimi Innuit e tanti lavoratori per le compagnie petrolifere.
L'auto nel Sagg River
Arrivata a Prudhoe Bay, ho ricevuto un certificato per l'impresa compiuta. Quando sono ripartita, mi sono avventurata oltre il consentito e ho avuto
una esperienza più "forte": attraversando il Sagg
River, il mio fuoristrada è affondato nel letto del fiume reso cedevole dal permafrost. L'acqua ha iniziato a entrare nel veicolo e così ho dovuto affrontare la tundra a piedi, abbandonare tutto e camminare con un inizio di ipotermia che mi attanagliava le gambe, alla ricerca della salvezza mentre i lupi mi osservavano da lontano e poi sempre più da vicino. Arrivata alla Dalton Highway, una jeep con due cacciatori mi soccorreva e mi portava al campo della Chevron, il più vicino. La foto con l'auto è stata fatta dallo sceriffo durante il sopralluogo fatto dopo il mio salvataggio. Questa è stata una delle più rischiose esperienze della mia vita.                                        


In Australia ho affrontato, dopo 3000 km in fuoristrada il lungo e in largo da Darwin a Ayers Rock, la famosa Gibb River Road del Kimberley. Partita da Broome su un improbabile e caracollante campervan fuoristrada, ho affrontato la Gibb River Road con l'obiettivo di arrivare al Mitchell Plateau e poi visitare una riserva di aborigeni australiani per la quale avevo già preso il permesso nell'apposito ufficio.
Il campervan nel Kimberley
In realtà non ci sono mai arrivata: chi viaggia in solitaria deve saper riconoscere i limiti di se stesso e del proprio autoveicolo.  Territorio infuocato e impervio, con una sola stazione di servizio nel raggio di centinaia e centinaia di km, la Gibb River Road non risparmia uomini e veicoli; in particolare pneumatici e sospensioni. Una ricca scorta di acqua può essere inadeguata se si va in panne senza nessuno nei paraggi per diversi giorni, mentre i dingo ululano nella notte minacciosi. Una gomma di scorta liscia, le taniche di riserva del gasolio che perdevano, la strada fino al Mitchell Plateau impervissima: sono tornata indietro dopo 500 km. Non me ne vergogno.

domenica 8 aprile 2012

Dalle Grandi Pianure all'Oceano Artico

Dalle Grandi Pianure all'Oceano Artico: nuovo viaggio in solitaria per la avventuriera Milandri Dal fratello indiano di Obama, poi a caccia di balene: il nuovo viaggio in solitaria della "avventuriera" Milandri annunciato su Rai Due.Sarà sempre in diretta su Facebook.
Il sogno, l'avventura. E' una moderna eroina, viaggiatrice solitaria, fotografa, scrittrice ma soprattutto attivista per i diritti umani dei popoli indigeni. Ha visitato e raccolto testimonianze sui Pigmei, sui Boscimani, sugli aborigeni australiani, sugli Adivasi indiani , è stata adottata come sorella dal Presidente della Nazione Crow, Cedric Black Eagle. "Io sono la sorella adottiva, il fratello adottivo di Cedric invece è il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. " Adesso parte per l'ennesimo viaggio, che la porterà dalle Grandi Pianure all'Oceano Artico. Sarà un viaggio mediatico, con collegamenti radio e in livestreaming, e in diretta su Facebook. Questo il link dove sarà possibile seguire tutti gli aggiornamenti http://www.facebook.com/groups/186600868082438/ "Ho tante curiosità e domande da soddisfare, sia sulla vita attuale nelle riserve indiane e Innuit, sia sulla caccia alle balene praticata in modo tradizionale dai popoli indigeni sull'Oceano Artico"dice la Milandri."Sono sempre accolta bene: mi tolgo le mie vesti di occidentale per indossare i panni dei popoli più antichi della Terra e per assorbire la loro incredibile capacità di vivere a contatto con la natura" Dopo la uscita del suo libro "Io e i Pigmei", edito da Polaris, che ha raccolto ottimi risultati di pubblico e di critica , Raffaella Milandri scriverà durante il suo imminente viaggio il prossimo libro. "Io e i Pigmei? E' una storia incredibile, dove prendo il lettore per mano alla scoperta di scottanti verità, senza censure e senza buonismi" Qui il link alla sua ultima partecipazione in Rai http://www.youtube.com/watch?v=UftvTztqXFA a Tg2 Insieme, condotto da Maria Concetta Mattei e Dario Celli

"Io e i Pigmei": successo di pubblico e di critica per un libro senza censure

E' la cronaca del viaggio di una donna sola nella foresta, tra i Pigmei. Una eroina dei tempi moderni, avventuriera in nome dei diritti umani. "Un viaggio che comincia – descrive la giornalista Adelina Zarlenga – “dove finiscono le nostre certezze”. Un libro avvincente, ricco di testimonianze e di foto, in cui è racchiusa l’essenza della scrittrice: Raffaella Milandri, una donna tenace, capace di arrivare in capo al mondo pur di difendere i popoli più deboli. " Con estrema trasparenza e semplicità, Raffaella Milandri, viaggiatrice solitaria, fotografa e attivista per i diritti umani dei popoli indigeni, svela nel suo libro la drammatica situazione dei Pigmei. E i disagi fisici e psicologici di un viaggio nel cuore dell'Africa "vera". Dice l'autrice: "Mi sono trovata di fronte ad una realtà cruda e drammatica: nessuno protegge il Popolo della Foresta, che è vittima insieme alla Foresta stessa. I popoli indigeni assurgono al ruolo di agnelli sacrificali. I Pigmei , oggetto di una sistema­tica discriminazione da centinaia di anni, ora rischiano di scomparire. Per sempre. " Scrive a tal proposito Raja James Sheshardi, della American University: “I Pigmei sono sfrattati e poi sfruttati; da molti Stati africa­ni non sono considerati cittadini e viene rifiutata loro la carta d’iden­tità, insieme a terra di proprietà, assistenza sanitaria ed educazio­ne scolastica. Forzati da Governi e multinazionale del legname a lasciare le foreste, loro terre ance­strali da sempre, hanno un destino di emarginazione, impoverimento e abusi" Nella recensione del libro "Io e i Pigmei" , su La Stampa, scrive Irene Cabiati : "Il libro riesce ad inquadrare la situazione di un Paese, il Camerun, con 280 gruppi etnolinguistici spesso succubi della stregoneria, allegri e fieri della nazionale di football , inevitabilmente destinati a perdere la ricchezza delle foreste: sulle banconote da mille franchi qualche funzionario creativo ha pensato bene di far stampare la macchina che taglia il legname. Come segno di progresso naturalmente.  " Si legge in una recensione su Q Libri: "Ma i Pigmei ? Chi tutela i Pigmei ? La loro estinzione in quanto semplici uomini e' autorizzata ? Strano mondo il nostro." Il libro "Io e i Pigmei. Cronache di una donna nella foresta", di Raffaella Milandri, è edito da Polaris . Qui il link all'avvincente booktrailer: http://www.youtube.com/watch?v=5sHZgaTRPOY La viaggiatrice, che ha visitato aborigeni australiani, boscimani, pigmei, adivasi e altri popoli, ha appena annunciato su Rai Due http://www.youtube.com/watch?v=UftvTztqXFA il prossimo viaggio che la porterà oltre il circolo Polare Artico, tra i popoli Innuit, a vivere con gli equipaggi della caccia alle balene, e a visitare la riserva degli indiani Crow, in Montana, dove la Milandri è stata adottata come sorella dal Presidente della Nazione Crow, Cedric Black Eagle. "Io sono la sorella adottiva, il fratello adottivo di Cedric invece è il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. " Condurrà una ricerca su storia e usanze dei Crow, nonchè sulla storia di Custer e del Little Big Horn dal loro punto di vista. " Il mio prossimo libro sarà proprio su mio fratello e sul suo popolo" dice la Milandri

lunedì 21 novembre 2011

"Cronache di una donna nella foresta" : il nuovo libro per le donne che sognano l'avventura

Raffaella Milandri è una viaggiatrice solitaria che parte alla esplorazione di alcuni remoti angoli di mondo, in fuoristrada. Armata di telecamera e macchina fotografica, si reca in riserve e villaggi di pigmei, aborigeni, indiani d'America, boscimani e cerca la verità sulle attuali condizioni di questi popoli, pronta a documentare e denunciare le ingiustizie e le violazioni dei diritti umani . In uscita a fine novembre il suo libro "Io e i Pigmei. Cronache di una donna nella foresta" Nella lettura di questo soprendente viaggio, ci immergiamo insieme all'autrice nel caldo della foresta tropicale, e ci lasciamo trasportare attraverso villaggi e personaggi, ansiosi di scoprire chi si incontra dietro l'angolo.
Attraverso gli occhi della Milandri, ci troviamo anche noi alle volte inquieti, alle volte arrabbiati, altre volte ancora divertiti da situazioni vissute con ironia e dipinte con pungenti osservazioni . Le avventure della scrittrice si dipanano in un racconto avvincente, è il pericoloso viaggio di una donna, attivista per i diritti umani, mascherata da turista, alla scoperta dei Pigmei odierni: chi sono e quali sono le straordinarie tradizioni di questa cultura millenaria? Qual è il devastante impatto del "Progresso" su questo popolo pacifico e in profonda armonia con la natura? Il libro, illustrato da bellissime foto, racconta un incredibile viaggio ae una ardua e ostinata ricerca della verità. Le testimonianze raccolte diventano un appello disperato affidato alla Milandri dal Popolo della Foresta.Link al minitrailer http://www.youtube.com/watch?v=2Em3VpPrN-I Confida l'autrice del libro Raffaella Milandri, viaggiatrice in solitaria e fotografa umanitaria, in merito alle difficoltà incontrate durante la sua esplorazione: “Il mio vantaggio più grande? L'essere donna. Il mio svantaggio più grande? L'essere donna” L'esperienza della viaggiatrice è un racconto avvincente, commovente e terribilmente vero. In uscita alla fine di novembre 2011, edito dalla Polaris, il libro contiene anche consigli per i viaggiatori "faidate" e soprattutto per le donne in viaggio.La dedica dell'autrice va a Sergio Bonelli " ha scolpito i miei Sogni" ; un capitolo è dedicato a Maurizio Costanzo , che ha ospitato la Milandri in tv. Link al libro http://www.polaris-ed.it/index.php?page=shop.product_details&flypage=shop.flypage&product_id=679&category_id=2&option=com_virtuemart&Itemid=21

Sergio Bonelli: arrivederci nelle celesti praterie

Fotografa umanitaria e attivista per i diritti umani dei popoli indigeni, viaggiatrice solitaria, scrittrice, Raffaella Milandri ha dedicato il suo libro al famoso editore recentemente scomparso
Lettera di Raffaella Milandri
Tempo fa sentii il bisogno di scrivere a Sergio Bonelli, per ringraziarlo. Perchè è proprio grazie ai fumetti bonelliani , alla filosofia bonelliana , che ho sviluppato e realizzato i miei Sogni: sono diventata una viaggiatrice solitaria, una attivista per i diritti umani dei popoli indigeni, una fotografa umanitaria. Tex Willer, Zagor e Mister No, fin da bambina, hanno nutrito i miei sogni d'avventura, e alimentato i miei principi di giustizia. E anche oggi, da adulta, faccio regolarmente viaggi nell'universo bonelliano; anzi, per me è una necessità. Scrissi nella mia prima lettera al grande Sergio Bonelli: "Sergio, Le scrivo con una gratitudine immensa. Mi spiace che oggi tanti bambini trascurino i Suoi fumetti per i videogiochi. E che perdano quello che io ho avuto la fortuna di apprendere." La coerenza e il senso di giustizia estrema dei personaggi bonelliani sono infatti le fondamenta di un mondo romantico dove i personaggi si muovono su binari di eroica e nobile avventura, gli ideali trionfano . Attraverso le pagine di questo mondo, si avverte anche la ricerca di un nitore storico e culturale. I personaggi bonelliani sono stati sicuramente specchio dell'animo dell'uomo Sergio Bonelli, che mi rispondeva con modestia: "Le sono sinceramente grato per avermi attribuito il merito delle Sue straordinarie scelte. Mi complimento con Lei, e confesso molta ammirazione per i Suoi mille viaggi avventurosi e per il nobile scopo che li anima. Dal canto mio sono ormai rassegnato all'idea che un fumetto non abbia la forza di sensibilizzare i lettori su temi importanti" Eppure, i fumetti di Bonelli hanno nutrito intere generazioni, fin dagli anni '60; e la sua è l'unica casa editrice che abbia resistito alle intemperie dell'elettronica. In altre lettere scambiate con Sergio Bonelli, gli ho confidato alcuni passi della mia missione per i diritti umani dei popoli indigeni, e gli ho raccontato, fiera, della mia adozione nella tribù dei Crow; nella sua ultima lettera mi giungeva il suo incoraggiamento: "Sarò lieto di seguire discretamente, come persona, i Suoi passi e i Suoi successivi successi. Il mio più sincero in bocca al lupo anche da parte dei "ragazzi" di via Buonarroti". Ho dedicato a Sergio Bonelli il mio primo libro su un incredibile mio viaggio tra i Pigmei: "Io e i Pigmei.Cronache di una donna nella foresta" che esce in questi giorni. Gentilissimo Sergio, un arrivederci nelle celesti praterie, e grazie ancora. Lunga vita a Tex, Mister No, Zagor , Dylan Dog e tutti gli altri Suoi amati personaggi che hanno sempre raccontato tanto del Suo modo di vedere la vita. E un grande in bocca al lupo a Davide Bonelli.

domenica 20 novembre 2011

Avventuriera sui tacchi a spillo. Su Facebook

Alcuni giornali definiscono Raffaella Milandri una "avventuriera", una incredibile figura romantica di altri tempi . Gli amici la hanno soprannominata "Raffa Jones": è una viaggiatrice solitaria che parte alla esplorazione di alcuni remoti angoli di mondo, in fuoristrada. Armata di telecamera e macchina fotografica, si reca in riserve e villaggi di pigmei, aborigeni, indiani d'America, boscimani e cerca la verità sulle attuali condizioni di questi popoli, pronta a documentare e denunciare le ingiustizie e le violazioni dei diritti umani . Spiega la Milandri "I popoli indigeni spesso si trovano sulla traiettoria delle speculazioni di Governi e multinazionali, che ambiscono alle ultime fette di paradiso terrestre ricche di risorse naturali." Dedichiamo una breve intervista a questa donna intraprendente. -Come è la viaggiatrice solitaria durante i suoi viaggi?" "Ad ogni partenza mi spoglio delle mie impalcature mentali ed esteriori da occidentale, e indosso dei panni estremamente comodi e spartani. La dimensione della valigia è inversamente proporzionale al concetto di libertà. Mi affido al mio 'quinto senso e mezzo', ovvero al mio istinto, e mi muovo senza programmi, pronta a cambiare rotta in base alle esigenze. " -E come è quando è a casa?
"A casa ? Sono spesso vittima dei tacchi alti e dei tailleur. In lotta continua con il tempo, affaccendata come solo noi occidentali sappiamo fare." -Ha incontrato pericoli nei suoi viaggi? Raffaella Milandri lancia uno sguardo al cielo. " Ogni volta può esserci l'imprevisto, come un guasto alla macchina in mezzo al nulla. Ma il pericolo più grande nasce quando tocco gli interessi dei potenti. Spesso mi trovo a raccogliere denunce molto scottanti, e in certe aree remote farmi scomparire sarebbe una soluzione molto facile. Ma la mia arma migliore è tenere un profilo basso: spesso faccio la finta tonta o la turista idiota" -E ha mai avuto molestie di tipo sessuale? "Riesco quasi sempre a prevenire queste situazioni.Ma certo, può capitare" -Raffaella, Lei viaggia con qualche organizzazione o associazione?". "No, io mi muovo da sola e spesso in incognito. Poi, quando torno in Italia, organizzo convegni e conferenze per divulgare il materiale raccolto, grazie ad Associazioni o a Assessorati alla Cultura" -E' vero che i Suoi viaggi si possono seguire in diretta su Facebook? "Sì, metto online foto e filmati, ho molte persone che mi seguono e mi sostengono nei momenti bui" -Quali angolo di mondo Le sono rimasti nel cuore? "Tutti, luoghi e persone. Il Giappone, l'Orissa, il Camerun, il Botswana, l'Australia , il Tibet....Forse l'Alaska ha un posto speciale: l'ultima frontiera" -La mèta del prossimo viaggio? "Ancora da confermare. Per ora sono impegnata con la presentazione del mio libro in prossima uscita 'Io e i Pigmei.Cronache di una donna nella foresta' della casa editrice Polaris. E' un racconto di viaggio ma anche una denuncia del rischio di estinzione dei Pigmei. " Link a filmato http://www.youtube.com/watch?v=HXApuzVaVok camerun, tibet, alaska, pigmei, aborigeni, boscimani, sessuale, molestie

Lega del Filo d'Oro: un calendario della fotografa umanitaria Milandri

Presentato il calendario 2012 della Lega del Filo d'Oro, realizzato con foto donate da Raffaella Milandri: sono bellissimi scatti realizzati durante suoi viaggi in solitaria in Alaska, Tibet, Giappone, Botswana, ma ci sono anche alcune foto realizzate in Italia. "Sono rimasta profondamente colpita dall'amore con cui i ragazzi della Lega del Filo d'Oro vengono seguiti passo passo, escogitando per loro nuove forme di comunicazione e restituendo il sorriso a chi vive in una coltre di buio e di silenzio." dice Raffaella Milandri, nota fotografa umanitaria e attivista per i diritti umani. La Lega del Filo d'Oro è una importante Associazione Onlus che non solo assiste e ospita sordociechi e pluriminorati psicosensoriali in diversi Istituti in Italia , ma crea per loro dei percorsi alternativi di apprendimento e dà supporto alle loro famiglie . Il calendario è una iniziativa di sostegno per la Lega del filo d'Oro, per acquistarlo si può andare sul sito http://www.legadelfilodoro.it/  oppure chiamare il numero verde 800.904450 . Raffaella Milandri riflette sul tema della comunicazione: "In molti si affaccendano ogni giorno per trovare forme più elaborate ed incisive di comunicazione. Al fine di conquistare voti elettorali, clienti, consensi, successo, denaro, c'è chi scalpella parole con efferata determinazione, calibra l'enfasi della voce, conia efficaci neologismi. Al fine di guadagnarsi affetto, conforto, comprensione, approvazione e riscuotere consolazione per il proprio ego , c'è chi invece si affanna alla ricerca di frasi simpatiche, inventa espressioni originali, escogita mimiche empatiche. Per scacciare la solitudine o per lenire un disagio interiore, ogni mezzo è lecito: tra le mura domestiche o in convivi amicali , nelle chat o in appuntamenti al buio, sul profilo di Facebook o su un blog.
L'affanno di comunicare con il prossimo in genere non ha un reale impedimento: anzi più sono le attività ricreative, i social network , le occasioni festaiole, e più l'uomo del XXI° secolo pare disperdersi e poi racchiudersi in un muto urlo di dolorosa solitudine. Più cerca di parlare, di comunicare, di esternare il proprio pensiero e i propri sentimenti, e più l'uomo del XXI° secolo si rende conto che il prossimo, perso dietro sè stesso, non è capace di ascoltare ed è teso nello spasimo di affermare il proprio io. Per i ragazzi della Lega del Filo d'Oro, invece, comunicare è un problema reale e concreto: avvolti in una coltre di buio e di silenzio, i ragazzi sordociechi non vedono, non sentono e non parlano. La pulsione di comunicare all'esterno è forte e urgente, e il senso del tatto è una grande risorsa attraverso la quale gli operatori della Associazione strappano sorrisi e grida di gioia. Quello alla Lega del filo d'Oro è un viaggio diverso, in un mondo lontano da noi anni luce eppure vicino e coesistente: un altro piano dimensionale, un universo parallelo di silenzio e buio, di suoni ovattati e di ombre." Le persone sordocieche e pluriminorate psicosensoriali hanno bisogno di tanta cura e attenzione per poter manifestare anche la più semplice e banale esigenza, e alcuni di loro necessitano anche di 3 operatori al giorno per avere la dovuta assistenza. Il Servizio Sanitario Nazionale copre solo il 40% delle spese sostenute dalla Associazione, il cui principale testimonial è Renzo Arbore.

mercoledì 16 luglio 2008

Viaggiare sicuri


A tutti i viaggiatori e turisti all’estero : parola d’ordine sicurezza e informazione .
E per le donne, qualche precauzione in più .

Alle prese con i preparativi per la sua spedizione in Alaska di agosto 2008, la viaggiatrice in solitaria e fotografa Raffaella Milandri , di San Benedetto del Tronto , raccomanda:
“ Ogni viaggio va pianificato con cura, onde evitare che una piacevole vacanza o un viaggio sognato per tanto tempo si trasformino in una disavventura.
Controllate prima di partire:
-i documenti(passaporto, patente, visto laddove necessario);
- le vaccinazioni necessarie e consigliate (nel 2007 si sono verificati casi di turisti italiani tornati dall’Asia e dall’Africa con la malaria) e le medicine da portare : può sembrare eccessivo partire con una farmacia da viaggio, ma è sempre meglio che farsi prendere alla sprovvista da un malanno nel deserto del Thar, a Tokyo, ad Algeri o a Cuba;
-le opportune assicurazioni di viaggio e sanitarie prima di partire, sono in genere poco costose e permettono di viaggiare in sicurezza;
- il clima che incontrerete onde portare il giusto abbigliamento;
-collegatevi al sito www.viaggiaresicuri.it curato dal Ministero degli Esteri e dall’ACI, validissimo per le informazioni, raccomandazioni e avvertenze sempre aggiornate;
-registratevi al sito http://www.dovesiamonelmondo.it/ , onde lasciare una traccia del vostro percorso ed essere reperibili in casi di emergenze.”

Come donna, cosa raccomanda Raffaella Milandri alle donne che viaggiano sole o fra amiche?
“Renderci conto che possiamo essere più fragili e soggette a rischi rispetto ai viaggiatori uomini, non è una debolezza ma è un punto di forza che ci aiuta ad essere più consapevoli.
Molto spesso , per ignoranza individuale, o per cultura e religione del Paese, l’ atteggiamento e l’abbigliamento di una donna sono oggetto di “misunderstanding” , equivoci, discriminazione e attenzioni fastidiose. Durante i miei viaggi in solitaria, in Australia come in America, in India come in Europa , sono incappata in uomini che hanno provato a farmi bere alcolici o a farmi assumere sostanze stupefacenti. Magari una volta sola in 20 giorni di viaggio, ma una sola occasione può bastare per trasformare il viaggio in una brutta disavventura o in una tragedia. Tra mille brave persone che si incontrano, può bastare un malintenzionato a mettere in serio pericolo la propria incolumità.
Alcuni consigli, validi per donne sole in viaggio :
- non dite a chiunque, a cuor leggero, in quale albergo vi trovate e quali sono i vostri programmi di viaggio;
- lasciate sempre una traccia a parenti o amici del vostro percorso , e se potete lasciate loro un recapito telefonico fisso oltre al cellulare;
- a chi vi chiede se siete sole dite che avete amici nelle vicinanze;
- chiedete informazioni preferibilmente a personale delle Forze dell’ordine;
- in caso di dubbio su dove/come spostarvi, prendetevi del tempo in più per riflettere meglio;
- preferibilmente, dite che siete sposate e che vostro marito torna fra poco. In alcuni Paesi una donna non sposata può essere intesa come donna di facili costumi.
- procuratevi un allarme antistupro(molto usato in Inghilterra), di quelli con la sirena, e –se permesso dalla legge del Paese dove vi recate- uno spray al peperoncino. In caso di emergenza possono essere un salvavita.
- non esagerate mai con l’alcool o peggio ancora con altre sostanze che vi facciano perdere il controllo; qualcuno dice che l’alcool è un fluidificante sociale, in realtà è causa primaria di molte tragedie.
La vacanza e il viaggio sono un momento di svago, e verrebbe naturale lasciarsi andare alle amicizie, alle feste, ai balli, ma le precauzioni vanno comunque mantenute. Nei miei viaggi una sola volta, nel 2002 in Irlanda del Nord, ho fatto bisboccia con ragazze del posto; ad un certo punto, le “compagne di sbronze” sono scomparse e alcuni ragazzi hanno provato a caricarmi su un taxi e portarmi via. E’ andata bene, non è successo niente ma da allora non bevo più di una birra, possibilmente a bassa gradazione alcolica ”

Qualche accenno al prossimo viaggio?
“Un percorso in fuoristrada di 10.000 chilometri, con temperature da +30°C a -10°C.
Partenza da Vancouver, in Canada, con tappe ad Anchorage e Fairbanks in Alaska e
passaggio via terra oltre il Circolo Polare Artico”

Questo l’ambizioso piano di viaggio per Raffaella Milandri, che dopo le ultime spedizioni in India e Nepal ha deciso di puntare la rotta verso le terre estreme del nord ovest.

“Ho pubblicato delle miniguide gratuite su internet, è incredibile il numero di persone, uomini e donne, che mi scrivono per chiedere consigli. Al mio ritorno dall’Alaska terminerò un libro proprio su “Donne sole in viaggio””