domenica 16 giugno 2024

"Sorella adottiva" di Obama: Raffaella Milandri lo racconta in "La mia Tribù. Storie autentiche di Indiani d'America"

Raffaella Milandri durante la sua adozione

"La mia Tribù: storie autentiche di Indiani d'America" (edito da Mauna Kea Edizioni, 2019, seconda edizione) di Raffaella Milandri è ricco di bellissime immagini e di incredibili storie. "Il sentimento dominante nel libro è il senso di colpa per il peccato di essere bianchi" dice l'autrice. E' il racconto di due viaggi, uno nel passato e uno nel presente. Il viaggio nel passato, attraverso gli archivi del BIA (Bureau of Indian Affairs ) e della tribù Crow, è la storia della cospirazione del Governo degli Stati Uniti contro gli Indiani, nei due ultimi secoli. Dal Dawes Act, alla Legge dei Quarti di Sangue, alla sterilizzazione forzata delle donne Native Americane negli anni '70, raccontata da testimoni viventi. Le lettere degli agenti indiani bianchi che gestirono la riserva Crow rivelano la loro corruzione, il loro razzismo e le loro opinioni sul "problema indiano".
Il viaggio nel presente è quello dell'autrice: attraverso cerimonie, rituali e amicizie profonde, Raffaella Milandri viene adottata nella stessa famiglia Crow dove il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama fu adottato nel 2008. Ha modo di scoprire i grandi problemi di oggi nelle riserve indiane: suicidi, alcolismo, disoccupazione ma anche "perchè nelle riserve non ci sono banche nè Mac Donalds". Il libro raccoglie anche leggende, tradizioni e folklore dei Nativi Americani.   



L'autrice

Non è semplice descrivere Raffaella Milandri e le sue attività: è un personaggio poliedrico e improntato ad una schiettezza e a una chiarezza di intenti non comuni. Con i suoi oltre dieci libri pubblicati in tredici anni, i suoi viaggi in solitaria in ogni angolo di mondo, le sue foto che sembrano voler catturare l’anima dei soggetti, spesso membri di tribù indigene poco conosciute, e i suoi scritti in cui le sue parole dipingono popoli, è una donna che innesca naturalmente la curiosità di chi ha una ampia apertura mentale. Ha rischiato molte volte la vita, anche a causa delle sue inchieste per i diritti umani, e dice: “Viaggiare non vuol dire visitare luoghi, ma percepire l’animo dei popoli”.

Biografia

Scrittrice, giornalista, editore e fotografa, Raffaella Milandri, attivista per i diritti umani dei Popoli Indigeni, è studiosa dei Popoli Indigeni e in particolare dei Nativi Americani e laureata in Antropologia. È membro onorario della Four Winds Cherokee Tribe in Louisiana e membro adottivo della tribù Crow in Montana. Fondatrice del Gruppo Editoriale Mauna. Presidente della associazione Omnibus Omnes Onlus, patrocinata dalla UNRIC Italia (ONU Italia). Attualmente è una dei massimi esperti italiani sui Nativi Americani, storia e attualità. Attualmente si sta dedicando alla opera di recupero di opere di autori nativi americani, traducendo e curando diversi libri.

Cura una serie di video tematici su youtube, “Nativi Americani ieri e oggi”  (qui link alla playlist), una rubrica radiofonica su Radio Talpa, “Nativi Americani ieri e oggi”, dedicata anche alla musica nativa americana (qui link alla playlist )  e una rubrica giornalistica, “Nativi”, su L’Antidiplomatico (qui link alla lista di articoli), oltre ad aver curato articoli per Focus Storia, Far West Gazette e, in passato, per il Corriere della Sera.

Come viaggiatrice solitaria è stata accolta da tribù nei più remoti angoli di mondo. Ha dichiarato: “Sono molto fiera di essere membro adottivo della famiglia Black Eagle dei Crow, tribù di Nativi Americani del Montana. E altrettanto fiera del mio nome in lingua originale, Baa Kuuxsheesh, che ha segnato una nuova tappa della mia vita e che significa ‘Aiuta gli altri’. Vorrei ricordarlo e dirlo sempre ad alta voce. La fratellanza è sacra. Un grande onore anche la adozione presso il popolo indigeno dei San, Boscimani del Kalahari. Il mio nome per loro è Nxuwa, che deriva da un tubero che il popolo boscimane porta con sé nel deserto per combattere la sete, la fame e la stanchezza”. 

Raffaella Milandri si dedica alla scrittura, alla fotografia e ai reportage intesi come strumento di sensibilizzazione e divulgazione sul tema dei diritti umani e delle problematiche sociali, attraverso campagne di informazione, appelli, petizioni e conferenze. Varie le partecipazioni televisive e radiofoniche, numerosi gli articoli sui suoi viaggi, su quotidiani e riviste. Si impegna in campagne informative sul turismo responsabile nei Paesi in via di sviluppo. Tra le mete dei suoi viaggi, in solitaria e spesso in fuoristrada, ricordiamo la Papua Nuova Guinea, l’Alaska, il deserto del Kalahari, il Tibet, il Kimberly in Australia. Tra i Popoli Indigeni oggetto delle sue campagne per i diritti umani, i Nativi Americani, i Pigmei Bakà, i Boscimani, gli Adivasi dell’Orissa. Ha affermato: “Avverto una incredibile urgenza nel mio viaggiare e divulgare, per documentare le discriminazioni dei diritti umani. La globalizzazione avanza a passi rapidi, ma spesso non porta con sé il Progresso positivo, anzi accelera il processo di estinzione di popoli che da decine di migliaia di anni vivono nelle stesse terre, legati alle loro tradizioni e culture, uniche e irripetibili”.

Le chiediamo il perchè del suo smisurato amore per i Popoli indigeni. "Tutto è iniziato quando ero bambina e leggevo i fumetti di Tex Willer,  dalla parte degli Indiani.
Tra l'altro ho avuto la fortuna di avere una amicizia proprio con il compianto editore di Tex, Zagor, Mister No: Sergio Bonelli, da cui ho appreso lo spirito per l'avventura, ma anche il senso di responsabilità di essere cittadina del mondo e la volontà di lottare contro le ingiustizie. I miei contatti con queste popolazioni ai confini del mondo mi hanno arricchito tantissimo,  loro sì che hanno lo spirito e le caratteristiche dell'Uomo, e hanno una nobiltà che ancora il denaro e l'avidità occidentale non sono riusciti ad intaccare.
Gli Italiani di un tempo, come potevano essere i miei nonni e bisnonni, semplici, onesti e limpidi, rispecchiano tantissimo l'animo puro dei popoli indigeni. Vanno protetti e salvati, come ultimo patrimonio dell'Umanità." 

martedì 11 giugno 2024

Appello per i Popoli Indigeni di Raffaella Milandri




Sono viaggiatrice solitaria, scrittrice e fotografa umanitaria . E sono attivista per i diritti umani dei popoli indigeni. Sono un cane sciolto, non mi sono legata finora a istituzioni, partiti o ONG. Ho deciso di usare le mie foto e i miei libri come strumento di comunicazione per denunciare le violazioni dei diritti umani e sensibilizzare l'opinione pubblica ai problemi dei popoli indigeni. Sento una grande urgenza nel mio viaggiare e raccogliere foto e testimonianze da diffondere, perchè oggi l'informazione può fare la differenza e salvare delle vite. Nel caso dei popoli indigeni, l'informazione può salvarli dall'estinzione e dal genocidio causati dallo sfruttamento senza scrupoli delle loro terre. Oggi la diversità etnica e culturale deve essere vista come un Patrimonio da difendere. Un Patrimonio straordinario di tutti noi che deve essere mantenuto e trasmesso alle nostre generazioni future. Pigmei, boscimani, indiani d'America, aborigeni, indios e mille tribù sono nostri fratelli che hanno nei secoli scelto una vita diversa dalla nostra: a contatto con la Natura, in sintonia con la flora e la fauna, al ritmo della Madre Terra. Supremi guardiani di ecosistemi. La nostra civiltà occidentale sta cercando di spezzare le ultime resistenze e per la sua avidità di risorse naturali sta mettendo a rischio di estinzione questi Popoli, che ogni giorno svolgono una battaglia silenziosa per la sopravvivenza: una battaglia pacifica di popoli che in molti casi non hanno accesso ai comuni mezzi di comunicazione, che non possono "twittare" o scrivere su Facebook. I popoli indigeni nuotano affannosamente, per non affogare nell'abisso dell'estinzione; ma i media troppo spesso li ignorano. O danno spazio solo ad esibizioni che ricordano il vecchio, tristissimo Wild West Show, dove i Nativi Americani si esibivano in qualità di selvaggi e di “diversi” senza dare davvero spazio alla loro cultura e dignità. Ho visitato remoti villaggi in Africa, Asia, America e Oceania. Sono stata sempre accolta come sorella anche nei villaggi più remoti, e mi hanno affidato testimonianze importanti, appelli vitali per la sopravvivenza. Mi sento responsabile di verità che non vanno taciute. E poiché il “Progresso” avanza a passi da gigante, soprattutto in senso negativo, non ho molto tempo. Chiedo aiuto per i diritti umani e per la salvezza degli Ultimi Uomini Liberi.

Non vogliamo che questi popoli diventino un giorno solo protagonisti di una favola per bambini:
"C'era una volta il Popolo dei Pigmei, nella foresta..." oppure "C'era una volta il Popolo dei Tibetani, sull'Himalaya...". Sarebbe una favola reale e crudele: popoli uccisi da altri uomini in nome
del Dio Denaro.
Il patrimonio culturale, gli usi e le tradizioni, la religione, la lingua di questi popoli sono Patrimonio dell'Umanità e di tutti noi. I Popoli Indigeni sono in pericolo e a serio rischio di estinzione : a causa dello sfruttamento delle loro terre ancestrali e risorse , senza alcuna morale o scrupolo, i loro diritti umani sono stati violati continuamente, nei secoli passati e ai giorni nostri. Inoltre , sono vittime di un turismo dissennato e irresponsabile che li sfrutta senza dare nulla in cambio, tranne la violazione del diritto di essere rispettati nella loro terra madre.
La pace e la salvaguardia del nostro Pianeta possono essere assicurati solo attraverso il riconoscimento universale di tutti i diritti umani e dell’autodeterminazione di ogni Popolo e razza. Riconoscere i loro diritti costituisce un doveroso e giusto atto di solidarietà verso i diritti fondamentali di questi Popoli, e porterà ai popoli indigeni una visibilità concreta e immediata, sensibilizzando l' opinione pubblica mondiale ai loro seri problemi , oltre a sensibilizzare i Paesi dove vivono i Popoli Indigeni.
Ritengo che si debba prendere spunto, a livello europeo, per :
  1. La applicazione di un monitoraggio dell’impatto commerciale, sociale, culturale e ambientale delle aziende europee che operano nelle aree abitate da popoli indigeni( e cito ad esempio la interrogazione parlamentare del 21 giugno 2011 Colombia-UE
  1. Un monitoraggio dell’impatto turistico causato da flussi europei nelle zone abitate da popoli indigeni, talvolta estremamente dannoso a livello culturale senza peraltro portare benefici economici alle popolazioni bensì solo agli operatori turistici che sfruttano il folklore locale senza scrupoli
  2. Un monitoraggio delle manifestazioni ed eventi organizzati in Europa dove si richiedano interventi ed esibizioni di popoli indigeni in condizioni di povertà. Essi vengono spesso sfruttati senza percepire ricompense adeguate, violentati culturalmente per poi tornare alla loro miseria. In questo senso andrebbero anche sensibilizzate le ambasciate europee in loco (Camerun, Botswana, e America del Sud in particolare) per evitare un traffico di “danzatori “ e “suonatori” che, come dicevo, ricordano il Wild West Show dell’Ottocento.

Il mio nome boscimane è Nxuwa



Sono molto fiera di essere membro adottivo della famiglia Black Eagle dei Crow, tribù di nativi americani del Montana. E sono fiera del mio nome in lingua originale, Baa Kuuxsheesh, che ha segnato una nuova tappa della mia vita e che significa “Aiuta gli altri”. Molti già lo sanno, ma vorrei ricordarlo e dirlo sempre ad alta voce. La fratellanza è sacra. Ora posso annunciare la mia adozione presso un altro popolo indigeno: quello dei Boscimani del Kalahari, e nello specifico della tribù San Naro. Il mio nome è Nxuwa. E’ un nome che deriva da una pianta, esattamente un tubero, che il popolo boscimane porta con sè nel deserto per combattere la sete, la fame e la stanchezza. Una pianta davvero preziosa.
La storia dei Boscimani è lunga e difficile e, come in tanti casi, sono le risorse delle terre ancestrali hanno scatenato l’avidità dell’Uomo Bianco e determinato la perdita dei loro diritti. Per un popolo indigeno, la perdita del proprio diritto alla terra porta con sé la perdita delle tradizioni, della cultura, della identità, e determina spesso l’inizio della parabola di discesa verso l’estinzione. Ne sanno qualcosa proprio i miei fratelli Nativi Americani. A volte è il petrolio, a volte il legname delle foreste, a volte l’oro, la bauxite; nel caso dei fratelli boscimani a  scatenare la cupidigia degli europei sono stati i diamanti.  Il popolo San è stato allontanato dalle proprie terre, messo in campi di “reinsediamento”, gli è stato proibito di tornare nel deserto del Kalahari. Che, per quanto arido e non accogliente, per i Boscimani è “casa”. Ora, questa mia adozione presso i Boscimani non è solo un fiore all’occhiello per chi come me protegge e rispetta i popoli indigeni: è una responsabilità. La responsabilità di divulgare i loro problemi, di essere all’altezza della fratellanza, di fare del mio meglio per aiutare.  Ma poi, essere una attivista per i diritti umani dei popoli indigeni per me non significa solo lottare per le minoranze etniche e per i popoli in via di estinzione: per me significa lottare a favore di chiunque venga discriminato perché debole e diverso. E oggi, in questa situazione, ci siamo un po’ tutti. Davanti allo strapotere delle multinazionali, del consumismo, della globalizzazione, siamo tutti Davide contro Golia.

lunedì 8 aprile 2024

"Io e i Pigmei": successo di pubblico e di critica per un libro senza censure

E' la cronaca del viaggio di una donna sola nella foresta, tra i Pigmei. Una eroina dei tempi moderni, avventuriera in nome dei diritti umani. "Un viaggio che comincia – descrive la giornalista Adelina Zarlenga – “dove finiscono le nostre certezze”. Un libro avvincente, ricco di testimonianze e di foto, in cui è racchiusa l’essenza della scrittrice: Raffaella Milandri, una donna tenace, capace di arrivare in capo al mondo pur di difendere i popoli più deboli. " Con estrema trasparenza e semplicità, Raffaella Milandri, viaggiatrice solitaria, fotografa e attivista per i diritti umani dei popoli indigeni, svela nel suo libro la drammatica situazione dei Pigmei. E i disagi fisici e psicologici di un viaggio nel cuore dell'Africa "vera". Dice l'autrice: "Mi sono trovata di fronte ad una realtà cruda e drammatica: nessuno protegge il Popolo della Foresta, che è vittima insieme alla Foresta stessa. I popoli indigeni assurgono al ruolo di agnelli sacrificali. I Pigmei , oggetto di una sistema­tica discriminazione da centinaia di anni, ora rischiano di scomparire. Per sempre. "Scrive a tal proposito Raja James Sheshardi, della American University: “I Pigmei sono sfrattati e poi sfruttati; da molti Stati africa­ni non sono considerati cittadini e viene rifiutata loro la carta d’iden­tità, insieme a terra di proprietà, assistenza sanitaria ed educazio­ne scolastica. Forzati da Governi e multinazionale del legname a lasciare le foreste, loro terre ance­strali da sempre, hanno un destino di emarginazione, impoverimento e abusi" Nella recensione del libro "Io e i Pigmei" , su La Stampa, scrive Irene Cabiati : "Il libro riesce ad inquadrare la situazione di un Paese, il Camerun, con 280 gruppi etnolinguistici spesso succubi della stregoneria, allegri e fieri della nazionale di football, inevitabilmente destinati a perdere la ricchezza delle foreste: sulle banconote da mille franchi qualche funzionario creativo ha pensato bene di far stampare la macchina che taglia il legname. Come segno di progresso naturalmente.  "Si legge in una recensione su Q Libri: "Ma i Pigmei ? Chi tutela i Pigmei ? La loro estinzione in quanto semplici uomini e' autorizzata ? Strano mondo il nostro." Il libro "Io e i Pigmei. Cronache di una donna nella foresta", di Raffaella Milandri, è edito da Mauna Kea Edizioni. Qui il link all'avvincente booktrailer: https://youtu.be/5sHZgaTRPOY La viaggiatrice, che ha visitato aborigeni australiani, boscimani, pigmei, adivasi e altri popoli, ha appena annunciato su Rai Due il prossimo viaggio che la porterà oltre il circolo Polare Artico, tra i popoli Inuit, a vivere con gli equipaggi della caccia alle balene, e a visitare la riserva degli indiani Crow, in Montana, dove la Milandri è stata adottata come sorella dal Presidente della Nazione Crow, Cedric Black Eagle. "Io sono la sorella adottiva, il fratello adottivo di Cedric invece è il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. " Condurrà una ricerca su storia e usanze dei Crow, nonchè sulla storia di Custer e del Little Big Horn dal loro punto di vista." 
"Io e i Pigmei. Cronache di una donna nella foresta", di Raffaella Milandri

mercoledì 16 agosto 2023

Booktrailer del libro In Alaska di Raffaella Milandri

Raffaella Milandri in Alaska



Ecco qui sotto il  booktrailer del libro In Alaska. Il Paese degli Uomini Liberi di Raffaella Milandri (Mauna Kea 2019, seconda edizione). Le distanze sconfinate, la solitudine, il silenzio. E poi il ghiaccio, il Mare Artico, il terrore di incontrare un orso. Ma, soprattutto, il popolo Inuit, isolato nell’estremo nord dell’Occidente, che resiste dall’attacco del consumismo, della devastazione ambientale, dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, della idolatria della ricchezza materiale.
Questo e altro c’è nel libro “In Alaska. Il Paese degli uomini liberi”  di Raffaella Milandri. “In Alaska”, che ha un ottimo successo di pubblico e di critica, è il quarto libro su dieci scritti e pubblicati della Milandri e ha un filo comune con gli altri: la narrazione di un avventuroso viaggio in solitaria, la storia di un popolo indigeno da salvare, in questo caso gli “eschimesi” Inupiaq, e il racconto dell’ incredibile abisso che separa ormai l’uomo “globalizzato” dalla natura e dalla essenza stessa dell’essere umano.
E’ un libro più intimista dei precedenti della Milandri, che racconta l’avventura di chi vive in un contesto “moderno” dove non si è abituati a usare i cinque sensi per sopravvivere. E’ un viaggio “into the wild”, nel pericolo della natura, ma anche dentro se stessi. Scrive di lei il giornalista Di Ciomma: “Una Jack London tutta al femminile, una donna semplice, che possiede ottime capacità narrative e che riesce a coinvolgere il lettore stupendolo ma soprattutto emozionandolo”.