Sono
viaggiatrice solitaria, scrittrice e fotografa umanitaria . E sono
attivista per i diritti umani dei popoli indigeni. Sono un cane
sciolto, non mi sono legata finora a istituzioni, partiti o ONG. Ho deciso
di usare le mie foto e i miei libri come strumento di comunicazione
per denunciare le violazioni dei diritti umani e sensibilizzare
l'opinione pubblica ai problemi dei popoli indigeni. Sento una grande
urgenza nel mio viaggiare e raccogliere foto e testimonianze da
diffondere, perchè oggi l'informazione può fare la differenza e
salvare delle vite. Nel caso dei popoli indigeni, l'informazione può
salvarli dall'estinzione e dal genocidio causati dallo sfruttamento
senza scrupoli delle loro terre. Oggi la diversità etnica e
culturale deve essere vista come un Patrimonio da difendere. Un
Patrimonio straordinario di tutti noi che deve essere mantenuto e
trasmesso alle nostre generazioni future. Pigmei, boscimani, indiani
d'America, aborigeni, indios e mille tribù sono nostri fratelli che
hanno nei secoli scelto una vita diversa dalla nostra: a contatto con
la Natura, in sintonia con la flora e la fauna, al ritmo della Madre
Terra. Supremi guardiani di ecosistemi. La nostra civiltà
occidentale sta cercando di spezzare le ultime resistenze e per la
sua avidità di risorse naturali sta mettendo a rischio di
estinzione questi Popoli, che ogni giorno svolgono una battaglia
silenziosa per la sopravvivenza: una battaglia pacifica di popoli che
in molti casi non hanno accesso ai comuni mezzi di comunicazione, che
non possono "twittare" o scrivere su Facebook. I popoli
indigeni nuotano affannosamente, per non affogare nell'abisso
dell'estinzione; ma i media troppo spesso li ignorano. O danno spazio
solo ad esibizioni che ricordano il vecchio, tristissimo Wild West
Show, dove i Nativi Americani si esibivano in qualità di selvaggi e
di “diversi” senza dare davvero spazio alla loro cultura e
dignità. Ho visitato remoti villaggi in Africa, Asia, America e
Oceania. Sono stata sempre accolta come sorella anche nei villaggi
più remoti, e mi hanno affidato testimonianze importanti, appelli
vitali per la sopravvivenza. Mi sento responsabile di verità che non
vanno taciute. E poiché il “Progresso” avanza a passi da
gigante, soprattutto in senso negativo, non ho molto tempo. Chiedo
aiuto per i diritti umani e per la salvezza degli Ultimi Uomini
Liberi.
Non
vogliamo che questi popoli diventino un giorno solo protagonisti di
una favola per bambini:
"C'era
una volta il Popolo dei Pigmei, nella foresta..." oppure
"C'era una volta il Popolo dei Tibetani, sull'Himalaya...".
Sarebbe una favola reale e crudele: popoli uccisi da altri uomini in
nome
del
Dio Denaro.
Il
patrimonio culturale, gli usi e le tradizioni, la religione, la
lingua di questi popoli sono Patrimonio dell'Umanità e di tutti noi.
I Popoli Indigeni sono in pericolo e a serio rischio di estinzione :
a causa dello sfruttamento delle loro terre ancestrali e risorse ,
senza alcuna morale o scrupolo, i loro diritti umani sono stati
violati continuamente, nei secoli passati e ai giorni nostri. Inoltre
, sono vittime di un turismo dissennato e irresponsabile che li
sfrutta senza dare nulla in cambio, tranne la violazione del diritto
di essere rispettati nella loro terra madre.
La
pace e la salvaguardia del nostro Pianeta possono essere assicurati
solo attraverso il riconoscimento universale di tutti i diritti umani
e dell’autodeterminazione di ogni Popolo e razza. Riconoscere i
loro diritti costituisce un doveroso e giusto atto di solidarietà
verso i diritti fondamentali di questi Popoli, e porterà ai popoli
indigeni una visibilità concreta e immediata, sensibilizzando l'
opinione pubblica mondiale ai loro seri problemi , oltre a
sensibilizzare i Paesi dove vivono i Popoli Indigeni.
Ritengo
che si debba prendere spunto, a livello europeo, per :
- La applicazione di un monitoraggio dell’impatto commerciale, sociale, culturale e ambientale delle aziende europee che operano nelle aree abitate da popoli indigeni( e cito ad esempio la interrogazione parlamentare del 21 giugno 2011 Colombia-UE
- Un monitoraggio dell’impatto turistico causato da flussi europei nelle zone abitate da popoli indigeni, talvolta estremamente dannoso a livello culturale senza peraltro portare benefici economici alle popolazioni bensì solo agli operatori turistici che sfruttano il folklore locale senza scrupoli
- Un monitoraggio delle manifestazioni ed eventi organizzati in Europa dove si richiedano interventi ed esibizioni di popoli indigeni in condizioni di povertà. Essi vengono spesso sfruttati senza percepire ricompense adeguate, violentati culturalmente per poi tornare alla loro miseria. In questo senso andrebbero anche sensibilizzate le ambasciate europee in loco (Camerun, Botswana, e America del Sud in particolare) per evitare un traffico di “danzatori “ e “suonatori” che, come dicevo, ricordano il Wild West Show dell’Ottocento.